Ieri ho presentato il mio libro a più di 50 bambini all’interno dell’Ecofiera organizzata presso la Parrocchia di Santa Maria Madre di Ospitalità. E’ stata un’esperienza bellissima non tanto e non solo per l’evento in sè, che ci ha regalato molte emozioni e tante risate, ma perchè ho conosciuto da vicino una realtà stupenda. Il parroco della Chiesa, Don Carlo Stanzial, da anni porta avanti il Villaggio dell’ospitalità, una realtà unica nel suo genere. Come dice il titolo dell‘articolo che allego, nel Villaggio vengono accolte famiglie (ma anche singoli) in difficoltà nell’intento di progettare per ogni caso un percorso personalizzato di reinserimento, bandendo quindi ogni forma di assistenzialismo. Ho visto coi miei occhi casette graziose, una piazza comune (proprio come in un piccolo villaggio), spazi aperti dove i bambini delle varie etnie giocavano insieme liberi e felici. Obiettivo ultimo è, per queste persone, autonomia economica e abitativa. Chi viene accolto segue un programma ben preciso che si articola in 3 semestri nei quali prima si risolvono problemi pratici o personali, poi viene impostato un progetto di vita famigliare e infine si gettano le basi per spiccare il volo. Sono il 90% le famiglie che riescono ad uscire dal Villaggio con esito positivo. L’amore è la prima legge, recita una scritta colorata sulle pareti del forno che si affaccia sulla piazzetta. Nell’aria profumo di pizza, stasera si fa festa. Albert ha le mani sporche di farina e maneggia disinvolto la pala. Viene dal Kosovo, è stato accolto a suo tempo nel Villaggio e di tanto in tanto dà una mano. Il Villaggio si apre alla comunità e diventa parte integrante di essa anche attraverso occasioni come questa. Una bimba scurissima si insegue con una bambina di etnia rom. Mi sento il cuore leggero e penso che davvero qui nessuno è diverso.